L'antimoda concettuale e poetica di Selene Giorgi

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"Non seguo le tendenze della moda ma preferisco liberare la mia fantasia plasmando sete pregiate dal sapore antico come il radzimir sui manichini per ottenere effetti scultorei e soluzioni sperimentali: per me la moda resta una forma d'arte guidata dall'istinto personale con cui esprimere il mio pensiero e la mia sensibilità".

Selene Giorgi è una di quelle personalità creative che è riduttivo definire stilista. Nel suo atelier di Largo Richini a Milano, di fronte alla magnifica architettura dell'Università Statale, concepisce piccoli capolavori di perizia sartoriale declinati per lo più in bianco, nero e rosso e adotta tecniche in cui si professa autodidatta che le consentono di creare ex novo dei tessuti partendo semplicemente da fibre naturali:

"Mi sono laureata all'Accademia di Belle Arti di Brera con la votazione più alta con una tesi sull'abito e la scultura che si basava su un confronto fra i modelli di Issey Miyake e le creazioni di Roberto Capucci, due visionari che ammiro molto e che inconsciamente continuano a influenzare la mia vena creativa".

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Selene è arsa dal sacro fuoco dell'arte che coltiva con perseveranza ma anche grande umiltà: "Per lungo tempo da quando ho iniziato a modellare stoffe dieci anni fa ho scelto di non comunicare ai media il risultato del mio lavoro perché non era nelle mie corde; oggi però sono arrivato alla conclusione che è importante".

Vive a Milano nei pressi di Porta Romana e trascorre quasi tutto il giorno in atelier lavorando quotidianamente fino a 16 ore perché certe sue creazioni richiedono perfino una settimana di lavoro, proprio come avviene nell'alta moda tradizionale.

Affascinata dalla maestria sartoriale di Fausto Sarli e di Gianfranco Ferré e dalla poetica sensibilità di Antonio Marras, ama molto mostrare le sue creazioni artigianali a un pubblico selezionato: frequentano il suo atelier gli studenti delle scuole più prestigiose del mondo in Cina, Giappone e Stati Uniti.

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La sua cliente ideale è una donna colta e intellettuale dai venti ai settant'anni che attraverso l'abito non cerca di esaltare il suo corpo bensì per usare le sue parole, di "vestire la propria anima".

Nel suo futuro c'è lo sviluppo della sua piccola maison sul canale della vendita online: "Partirò da una boutique virtuale sul mio stesso sito -anticipa la stilista- punto a vestire con modelli mono taglia, sviluppati anche in cachemire e jersey, donne dalle silhouette più varie fino alle taglie morbide o curvy".

Il suo sogno è ricreare uno spazio che per le sue dimensioni possa fungere da 'bottega d'arte': "Mi piacerebbe molto trasmettere le mie tecniche sartoriali alle giovani generazioni costituendo quasi un cenacolo creativo: per ingrandirmi e crescere auspico di poter trovare presto un partner industriale che possa sostenere la mia svolta creativa".

Enrico Maria Albamonte

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