Alla Triennale di Milano è di scena il nuovo Made in Italy

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Il futuro del Made in Italy sarà trainato dal nuovo che avanza, perché le giovani leve di oggi saranno gli Armani e i Valentino del domani. E dunque largo ai giovani.

Sono di quest'avviso i curatori e gli organizzatori della imponente mostra 'Il nuovo vocabolario della moda italiana' che ha appena aperto i battenti alla Triennale di Milano per concludersi il 6 marzo 2016.

Un percorso espositivo imperniato sulla capacità di autorigenerazione dell'Italian Style, ormai lontano dalla sua stagione eroica degli anni Ottanta e in parte dei Novanta, attraverso una pletora di new names e di talenti necessari per dare nuova linfa a un mondo in parte adagiato sugli allori o addirittura in crisi d'identità.

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La mostra, dedicata al defunto paladino dell'antimoda Elio Fiorucci e curata da Paola Bertola e Vittorio Linfante, espone attraverso tre macro-sezioni le creazioni delle nuove voci del panorama dello stilismo italiano che magari alla massa, più attenta alla cultura social e mainstream dei mega brand, non suonano familiari ma che in realtà prima o poi sono destinati a rinnovare la scena del nostro fashion system.

La mostra propone le creazioni di Elena Ghisellini, Paula Cademartori, Angelos Bratis, Gianluca Capannolo, Vittorio Branchizio, Moi Multiple, Giuseppe di Morabito, Giancarlo Petriglia, Max Kibardin per il versante dei fashion designer.

Vi si affiancano gli artefici emergenti dell'immagine moda come illustratori e fotografi, da Diego Soprana a Simone Massoni e Liselotte Watkins per la sezione illustratori, passando per fotografi come Paolo Di Lucente, Rosi di Stefano, Mustafa Sabbagh e Oskar Cecere, solo per citarne alcuni.

MAX KIBARDIN580

I creativi presenti in mostra con le loro opere, oltre cento, sono stati accuratamente selezionati attraverso una sorta di contest digitale da un comitato scientifico composto da personalità del calibro di Patrizia Calefato, Enrica Morini, Salvo Testa e presieduto da Eleonora Fiorani, tutti votati alla ricerca laboriosa ma stimolante di quanti oggi sanno e possono riscrivere, ognuno nel proprio campo, il nuovo linguaggio della moda italiana.

Augusto De Angelis

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