Al castello di Santa Severa il kimono diventa protagonista

Giapponizzati. Racconti di un viaggio di moda Ph. Gianmarco De Pascalis 580

La contaminazione fra Oriente e Occidente è un tema di grande attualità. Un tema che per ciò che riguarda i rapporti culturali con il Giappone è anche il fulcro della mostra 'Giapponizzati. Racconti di un viaggio di moda".

Appena inaugurata, curata da Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni Couture con la collaborazione di Edoardo de' Giorgio l'esposizione-evento di moda, arte e cultura incentrata sulle più disparate interpretazioni del kimono, da quelle per il teatro soprattutto per la 'Madama Butterfly' a quelle dei big e dei talenti emergenti delle passerelle è allestita nelle più belle sale del Museo del Castello di Santa Severa recentemente restaurato, situato in un antico porto prima etrusco e poi romano a breve distanza da Roma.

Ma perché una mostra sul kimono, abito nato nel lontano 1176 e oggi rivisitato dai grandi stilisti, proprio in Italia e a Santa Severa? 

La mostra trae spunto dal passaggio nel maniero alle porte di Roma di un samurai, Hasekura Tsunenaga, primo ambasciatore del Giappone in Occidente per instaurare relazioni commerciali con la Spagna.

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Nel 1615 Tsunenaga, 'un samurai a Roma' che venne ricevuto in udienza da Papa Paolo V passò la notte nel castello, accolto con tutti gli onori. Tsunenaga fu un 'dandy ante litteram' perché era abbigliato con cappe, drappi e copricapi insoliti nella Roma papalina dove le dame patrizie si ispirarono alle sue mises per rinnovare il loro 'look' come diremmo oggi.

La missione diplomatica fu la testa di ponte per l'intreccio di feconde relazione fra l'Occidente e il Sol Levante. La carismatica personalità di Tsunenaga ha ispirato la selezione dei magnifici capi in mostra, 49 in tutto.

"Il kimono è un abito antico ma anche molto moderno, copre le forme ma è molto sensuale, si può indossare con tutto e non ha mai smesso di alimentare la creatività degli stilisti e dei costumisti teatrali; inoltre molti capi esposti sono stati realizzati appositamente per la mostra", afferma Stefano Dominella che svela che per indossare un kimono occorrono 4 ore e che le cinture obi che segnano la vita di questi modelli sono state realizzate da sarte giapponesi.

La voce di Maria Callas ne 'La Madama Butterfly' accompagna il visitatore in un percorso espositivo da 'Sindrome di Stendhal' come è stato giustamente definito.

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In mostra i materiali più disparati e anche sperimentali: accanto alla duchesse, allo shantung di seta e a lane pregiate spiccano il rhodoid di Maurizio Galante, l'uso di tessuti reversibili con paillettes di Italo Marseglia, le riletture in chiave ecologica di Tiziano Guardini (da poco insignito del premio "Franca Sozzani" GCF Award Italia), il cachemire effetto pelliccia di Giovanni Cavagna, il velluto e la maglia metallica impiegati per l'alta moda da Guillermo Mariotto, anima creativa di Gattinoni Couture.

Lo stilista ha anche disegnato il kimono di 'Madama Butterfly' realizzato per la rappresentazione dell'opera pucciniana per il suo centenario con scene di Arnaldo Pomodoro. Fra i kimono realizzati per la lirica spicca quello di Sylvano Bussotti per Renata Tebaldi accanto alle creazioni di Hugo De Hana.

Molti kimono sono stati dipinti a mano o sono frutto di collaborazioni con artisti come quelli creati dalla stilista Anna Rotella.

Non mancano nella scenografia della mostra le calzature tipiche giapponesi, le Geta, le parrucche da geisha rivisitate e le sculture manga dell'artista Federico Paris. Particolarmente prezioso il contributo alla mostra dell'archivio Modateca Deanna di Deanna Ferretti che ha fornito i kimono creati da Comme des Garçons, Yohji Yamamoto, Issey Miyake, Antonio Marras.

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La mostra è stata realizzata sotto l'egida della Regione Lazio e del Presidente Nicola Zingaretti, di LazioCrea e con il contributo dell'Assessorato Formazione, Ricerca, Scuola, Università e Turismo guidato dal Vicepresidente Massimiliano Smeriglio.

Aperta fino al 15 gennaio 2018 nel castello di Santa Severa traslocherà a marzo a Palazzo Altemps a Roma.

Enrico Maria Albamonte

Credits: ph Gianmarco De Pascalis.

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