Milano Moda Donna, sfila l'ultima seduzione

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Il fattore F ovvero femminilità mai così osannato ma in modo non banale né prevedibile. A Milano Moda Donna, consacrazione dello scibile estetico in tema di ready-to-wear e dintorni, è emersa una glamourizzazione del look maschile che affonda le radici nel power dressing.

Ma stavolta questo si fonde con un nuovo romanticismo e una sensualità tanto reticente quanto sfrontata. Mai come in questa tornata di sfilate dedicate all'inverno 2017-18 si sono viste tante gonne lunghe alla caviglia con spacco, mai si sono incontrate tante sottane plissé e abiti che accarezzano il corpo senza svelarlo totalmente: insomma castigato ma seducente è il nuovo mantra.

Quindi tanto tulle, spesso finemente lavorato e pizzo come se piovesse ma stemperato da tessuti maschili che a loro volta si ingentiliscono con ricami floreali e decori botanici.

Grande ritorno del velluto e del broccato che fanno tanto antica nobiltà decadente ma assolutamente chic, e poi rosso forever, come a evocare il prossimo capitolo cinematografico delle 'Cinquanta sfumature' che è già in preparazione.

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Una moda saggia ma raffinatissima che occhieggia a 'Una donna in carriera' ma anche a 'La bella e la bestia', i due poli opposti dell'essere donna.

Da Prada la seduzione diventa una questione politica come pure da Donatella Versace e Angela Missoni che fanno appello alla forza vibrante delle donne e al loro potere.

Dopo tanti anni di rivendicazioni 'siamo ancora qui?' si chiede Miuccia Prada e manda in passerella una collezione che più opulenta non si può, ma un'opulenza coerente, calibrata, mitigata da echi grunge dove il côté seducente convive con quello più pugnace.

Il che tradotto in moda significa accostare il ruvido tweed a piume, frange di jais e a accessori a dir poco voluttuosi, colorati e desiderabili, stivali navajo e abiti da sirena in satin rosa. Perché alla fine le donne devono e vogliono essere belle.

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Lusso come sintesi di opposti. Lo si ritrova anche da Donatella Versace che spezza una lancia per l'egualitarismo fra i sessi che nell'America di Trump sembra essere una chimera e tratteggia donne battagliere, vestite di nero e arancio, di pizzo incrostato di ramages e di visone rasato o intrecciato con la volpe, di maglia metallica colorata e di tailleur mozzafiato per l'impeccabile precisione sartoriale.

Assertiva e maliarda la donna di Genny che sembra uscita da un serial anni '80 tipo Dinasty mentre la musa di Fendi è un'aristocratica signora romana che si aggira al tramonto o all'aurora fra i palazzi patrizi della capitale avvolta in velli di opulenza esagerata ma composta allo stesso tempo, intarsiati di foglie di acanto o finemente fustellati.

E' una donna colta e piena di charme quella di Laura Biagiotti che fonde Canova e Burri e cita un romanticismo elegiaco lo stesso che ammanta le dame disegnate da Anna Molinari per Blumarine che quest'anno festeggia 40 anni di graffiante seduzione con la sua moda selvaggia e garbata allo stesso tempo.

Effortless elegance da diva anni '40 è la cifra di Bottega Veneta che propone tailleur da amazzone illuminati da sprazzi di lurex e da bagliori dorati come nell'epoca del silver screen.

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E' abbagliante come poche la regale ninfa egeria di Dolce & Gabbana che da una reggia del futuro fanno uscire una nuova Lucrezia Borgia, sedotta dal pizzo e dalle camicie immacolate con le maniche a sbuffo, dai lustrini a go go, dai fiori a mazzi sui cappotti che paiono arazzi, dalla maglia intessuta di cristalli, dall'animalier stampato su sete suadenti, dalle pellicce più sontuose e dalle tiare che ne definiscono non solo esteriormente l'alto lignaggio.

Alberto De Angelis

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