A Milano la moda dichiara il suo indipendence day

Donne magiche, creature aliene o sovrannaturali, zingare di lusso, groupies reduci da un rave party o da un concerto di un redivivo Jim Morrison.

E ancora educande pronte alla grande iniziazione, bambole fatali e piene di verve nate per vivere la vita come un concorso di bellezza e a debuttare in società.

Milano si veste di nuovo per presentare il best of the best dei suoi pesi massimi che si misurano sul ring dello stile creando un miracoloso equilibrio fra austerità e libertà.

In passerella sfila il retro futurismo fra anni'70 e anni'50 per la primavera-estate 2015 a base di macramé hi-tech, virtuosismi grafici di stampe mutuate dall'arte op e da quella digitale, salopette super sexy, tute work-chic e caftani da star .

Vivaci e pastellati i colori: l'azzurro, il rosa carico, il collage come in un unico, surreale quadro di stampa. Per chi è allergica alle banalità.

Think Pink!
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Irresistibile, ricco di sfumature, ottimista per natura. Rosa è lo scultoreo abito di scena voluto da Jean Paul Gaultier per Kylie Minogue.

Rosa la maglia metallica di Swarovsky che ondeggia sinuosa sul corpo sottile delle mannequins di Donatella Versace, rosa è il colore della moda, come canta Steven Tyler degli Aerosmith.

Un po' barbie, un po' manga girl, la nuova eroina della passerella sfoggia il suo lato childish con noncuranza.

Per lei tutine di jersey(Moschino by Jeremy Scott) sottane di lustrini o di piume e pelliccia secondo i suggerimenti di Karl Lagerfeld e Silvia Venturini per Fendi. Sognando la California e il Lago dei Cigni.

Bohemian Rapsody
Dai'70 ai'90 sola andata. L'onda lunga del rock colpisce ancora e fa vibrare a ritmi frenetici, quasi come splendide menadi, i corpi efebici delle it-girls di oggi.

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Scorrono in passerella le epigoni di hippy spregiudicate, raffinatissime e miliardarie adagiate sui morbidi cuscini dei loro panfili come ai tempi di Onassis, Gunter Sachs e Niarchos.

Bellissime, libere, con le chiome scompigliate esibiscono abiti lunghi e impalpabili da mattina a sera pennellati delle tinte dell'arcobaleno. La vita è una festa danzante dove è bello mescolare tutto.

L'importante è mixare stili di paesi lontani ed eterogenei riscoprendo il lato ludico ed espressivo della moda anche di quella folk quando i gilet afghani si posavano su jeans a zampa e su bluse lievissime a motivi esotici.

Come un mosaico di ritratti in stile FB, chemisier e spolverini riproducono l'idea bohémienne e brillante di un riciclo di antiche stampe floreali e di tessuti vintage damascati e di broccato.

Da Gucci e Prada ciò che conta è tradurre in bellezza pura la funzione etica e socilae del riciclo, vissuta come necessità storica indifferibile.

Casta Diva
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Un'aria d'opera evoca la magia di una opulenza velata, di una seduzione romantica, nostalgica dei tempi di Jane Austen o di un certo pudore vittoriano. Graceful but glamourous: Armani docet.

Le sue sirene sembrano vestite di sensualità reticente, di forme remboursé lievi come lanterne cinesi à la Poiret, di colori indefinibili. Questa è la sobrietà con un twist dei tempi che corrono.

Tempi di prudenza e di grande ricercatezza come da Marni, Jil Sander, o Bottega Veneta che inneggia al grigio più bello perché privo di grigiore con un nero che più ricco e fulgido non si può.

E in passerella incede la ninfa agreste di Alberta Ferretti ammantata di veli di camoscio traforati e di organze azzurro cielo o lavanda.

Perforare, punteggiare, ricamare, la metamorfosi del tessuto come garbato imperativo. E' la moda bellezza.

Aurelio de Angelis

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