Cappellini, innovazione e colore

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E' il 1946 quando Enrico Cappellini sceglie Carugo, in Brianza, per avviare un piccolo laboratorio di mobili.

Cresciuto in aria di design, il figlio Giulio supera presto il maestro, e se il marchio è passato alla storia lo si deve proprio a lui, l'allievo prediletto di papà Enrico e figura emblematica nel panorama internazionale.

Classe 1954, è architetto, designer, art director, appassionato d'arte e lungimirante talent scout, tanto da essere inserito dal settimanale Time tra i dieci più influenti trend setter della moda e del design.

Le vicissitudini societarie del brand hanno visto Cappellini entrare prima nel fondo Charme di Montezemolo, per poi passare agli americani di Haworth assieme ai marchi Cassina e Poltrona Frau.

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Ma è in Giulio che si continuano a identificare l'anima e la spinta propulsiva innovatrice che da sempre contraddistinguono l'azienda.

Suo, per esempio, il concept della scatola colorata, inconfondibile format adottato nei numerosi flagship store "monocrome" Cappellini sparsi per il mondo, dove un colore domina sull'insieme, e al contempo risalta da vero protagonista il prodotto.

Se a New York è il rosso, a Miami il fucsia, a Los Angeles il blu, a Parigi i toni dello champagne sono un omaggio alla capitale francese, e nel capoluogo lombardo il giallo rimanda ai tram retrò, al risotto alla milanese, ai vecchi taxi e alle case di ringhiera.

Negli anni '80 Cappellini intravede del potenziale nell'inglese Jasper Morrison, allora neo diplomato giovane creativo.

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Nasce cosi la Thinking Man's Chair, tuttora in produzione, e l'inizio della solida e fruttuosa collaborazione con Morrison.

Enorme successo poi per la sedia Low Pad ancora di Morrison, la lampada da terra Big Shadow di Marcel Wanders, la collezione Org di tavoli e console by Fabio Novembre, il tavolino Island Table firmato Nendo.

Lo stesso Nendo, gruppo di lavoro giapponese guidato dall'archi-star Oki Stato, ha presentato per la nuova collezione PEG 2014 un apprezzatissimo tavolo basso caratterizzato dall'incastro tra gambe e piano.

Contrasti e personalità da vendere, in un mix di estro e rigore, minimalismo e stravaganze anche per la Cap Chair 2 di Morrison rivestita in cuoio e il carrello Steel Pepe di Shiro Kuramata, struttura nera verniciata a ripiano in laminato bianco, presentate all'ultimo Salone nostrano.

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Come non citare infine la poltrona Proust progettata da Alessandro Mendini nel 1978 per il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, di cui ora Cappellini propone una nuova versione: la Proust Geometrica multicolor, rivestita e rifinita a mano come da tradizione, che conserva le forme barocche dell'originale rinnovandone e perpetrandone lo status di mito.

 Alessia Bellan

IL SUCCESSO
Giulio Cappellini, progettista simbolo del made in Italy, sperimentatore, docente in diverse università, è anche talent scout. Ecco alcune sue dichiarazioni.

«Il design oggi è cercare di dare dei prodotti belli e funzionali alle persone cercando anche di farle sorridere e sognare».

«Ormai mobili eccellenti se ne trovano in ogni parte del mondo. Dobbiamo smetterla di credere che noi italiani siamo gli unici a saper farli fare bene».

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«Dobbiamo valorizzare le specificità del nostro design, in cui il contributo della manualità degli artigiani, il tocco delle mani anche su prodotti di alta serialità, un'originalità quasi impossibile da imitare».

«Oggi è difficile inventare forme nuove e bellissime. Quelle sono già state fatte negli anni Cinquanta e Sessanta. Possiamo però lavorare molto su nuovi materiali, nuove tecnologie e nuovi sistemi produttivi».

Cappellini
Cap Design Spa
Via Busnelli, 5
I-20821 MEDA (MB)
www.cappellini.it 

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