Aosta, la Roma delle Alpi

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Aosta, capoluogo elegante della regione autonoma Valle d'Aosta con circa 36mila abitanti, sorge a 583 m d'altezza, a sinistra del fiume Dora Baltea. Detta la "Roma delle Alpi", vanta un ricco passato del quale rimangono significative testimonianze.

Conserva resti di monumenti romani (Arco di Augusto nella foto in alto) e monumenti di epoca romanica e gotica. È l'antica Augusta Pretoria che trasse le sue origini da una colonia militare fatta stabilire da Augusto.

Successivamente divenne dominio dei Borgogna che nel XI secolo la cedettero ai Savoia (dal nome della città deriva il titolo del ramo secondogenito Savoia-Aosta).
   
Storicamente fu fondata nel 25 a.C. da Augusto, a danno della popolazione autoctona dei Salassi (circa 36 mila furono venduti come schiavi). Augusta Praetoria sorgeva dove la via per l'Alpis Poenina (Gran San Bernardo) si congiungeva a quella per l'Alpis Graia (Piccolo San Bernardo).

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L'origine romana è tuttora evidente nell'impianto urbano: rettangolare, cinto da mura, con strade a scacchiera e decumano massimo coincidente con la via del Piccolo San Bernardo. Successivamente la città passò dall'impero carolingio al regno di Borgogna (888), e nel 1025 fu ceduta a Umberto Biancamano, consigliere del re e capostipite dei Savoia.

Anselmo d'Aosta - arcivescovo di Canterbury, dottore della chiesa e santo - vi nacque nel 1033 ed è uno dei cittadini più illustri a cui la città abbia dato i natali. Sono ricorrenze importanti ad Aosta la Fiera di Sant'Orso (31 gennaio e sabato prima di Ferragosto), la finale regionale della Bataille des Reines (ottobre) e il Raduno internazionale di mongolfiere (dicembre).

I motivi d'interesse storico-artistico di Aosta, a parte i resti romani, sono raccolti su piazza Chanoux, intorno alla Cattedrale, vicina al luogo anticamente deputato a foro, e fuori le mura dove è la collegiata di Sant'Orso.

L'Arco di Augusto, al di là della collegiata, è coevo alla fondazione romana della città (25 a.C.); a un solo fornice affiancato da semicolonne corinzie, esso ha sotto l'arcata una copia del Crocifisso trecentesco, esposto al Museo della Cattedrale.

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Oltre il torrente Buthier rimane un ponte romano a un arco, che valicava probabilmente un corso d'acqua poi prosciugatosi. Il più cospicuo lascito dell'età medievale è il complesso di Sant'Orso, dominato dal campanile romanico (1131).

Sul fondo è la collegiata, d'antichissima origine (994-1025) ma più volte ricostruita, l'ultima nel XV secolo. Presenta in facciata un portale ogivale sormontato da alta cuspide e all'interno, gotico, volte a crociera, affreschi di fine ‘400 e frammenti di altri più antichi (XI secolo).

Nel presbiterio sono il coro intagliato alla fine del XV secolo e vetrate dei primi anni dello stesso. A destra della chiesa si apre il chiostro romanico (XII secolo, archi e volte del ‘400), su colonnine con capitelli istoriati. Sulla piazza di Sant'Orso si trovano anche il Palazzo del Priorato (1494-1506) e San Lorenzo, dove un passaggio immette ai resti di un edificio paleocristiano (V secolo).

Proseguendo oltre Sant'Orso s'incontra la Porta Pretoriana (I secolo a.C), appartenuta alla cinta muraria. È formata da una doppia cortina aperta da tre fornici; lo spazio tra le cortine fungeva da piazza d'armi. A sinistra della porta s'innalza la Torre dei signori di Quart.

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Il Parco Archeologico di Aosta si sviluppa subito dopo la Porta Pretoriana, a sinistra. Esso comprende resti del teatro romano (un tratto della facciata a più ordini, la parte inferiore della cavea e della scena) e le poche tracce dell'anfiteatro romano, visibili nel cortile del Convento di Santa Caterina (XIII secolo).

Sul retro del Municipio si visita ciò che rimane delle terme romane: vani absidati, alcune parti del calidarium e del tepidarium.  Sul sito del foro romano (resti nel recinto a fianco della Cattedrale e possibilità di scendere nel criptoportico) si stende la Piazza della Cattedrale, con l'edificio religioso che le dà il nome.

Dell'originaria struttura romanica (XI-XII secolo), la Cattedrale conserva i due campanili absidali; la facciata risale al XVI secolo. Nell'interno gotico sono da notare alcune vetrate quattrocentesche, il pavimento musivo del presbiterio (XII-XIII secolo), il coro ligneo (1469 ca).

Nell'abside è allestito il Museo del Tesoro, che espone parti architettoniche e opere d'arte provenienti dalla Cattedrale o da altri luoghi. Il chiostro è del 1460. Presso l'ex Convento della Visitazione ha sede il Museo Archeologico Regionale, famoso per la collezione numismatica, che illustra la storia della città e del territorio dal Neolitico alla caduta dell'Impero Romano.

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Al piano interrato si trova un'area architettonica musealizzata, che comprende un tratto di mura romane e i resti di una torre. Si può fare il giro delle mura romane, delle cui 20 torri quadrangolari su due piani sono ben conservate la Torre del Lebbroso, la Tour Fromage, la Torre Bramafam e la Torre del Pailleron.

Appena fuori dell'abitato si trovano un'area megalitica (località Saint-Martin-de-Corlean), con tombe e stele antropomorfe (III millennio a.C.) e una villa tardo-repubblicana (zona Consolata), con frammenti di pavimenti musivi.

La cucina valdostana sfrutta a pieno le capacità del territorio circostante e utilizza infatti molte verdure, cereali e selvaggina. Il prodotto tipico per eccellenza, però, è un formaggio, la fontina, presente un po’ ovunque. Sono da ricordare la fonduta e gli gnocchi alla bava.

Molti diffusi sono anche i piatti a base di pesce di fiume (trote e lucci). A differenza della cucina mediterranea la cucina valdostana non utilizza l'olio d'oliva, ma come da tradizione francese punta tutto su burro e grassi animali.  Si tratta quindi di una cucina molto grassa.

CENTROSTORICO580

La pasta non è molto contemplata, ma di notevole pregio sono le zuppe con le verdure di stagione. Si può scegliere tra la peulà e la sorsa a base di pane e cereali, la zuppa di castagne e la seupa à la vapelenentse a base di verza, burro, fontina e pane nero. Il pane nero è un prodotto tipico della Valle d'Aosta a base di segale.

Per quanto riguarda i secondi piatti è la selvaggina a farla da padrona. Da provare assolutamente il capriolo alla valdostana condito con una salsina di panna, ginepro, timo e pepe nero e la carbonade, un piatto a base di carne di manzo con cipolle e spezie cotta nel vino.

Anche la polenta fa spesso capolino, viene servita solitamente con sugo di cinghiale o di lepre. Una variante è la polenta concia servita con fettine di fontina gratinata al forno. Tra gli antipasti non mancano mai formaggi e salumi. Oltre alla già citata fontina, tra i formaggi tipici è bene ricordare la tome, il reblec, la robiola e il lignon.

Tra i salumi ricordiamo il lardo di Arnad, il prosciutto di Bosses, il prosciutto di Saint-Oyen e la mocetta, una pressata di carne marinata e stagionata. Alla fine di ogni pasto che si rispetti il dolce è d'obbligo. Di derivazione francese è il Mont Blanc a base di castagne, panna montata e cacao.

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Prettamente valdostane invece sono le tegole, dolcetti di mandorle e nocciole preparati su piani ricurvi, devono il loro nome alla somiglianza con le tipiche tegole poste sui tetti delle baite. Di notevole pregio sono anche marmellate, confetture e miele.

Non mancano vini di grande prestigio in particolare il Pinot Grigio e lo Chardonnay. Il liquore tipico invece è il Genepì, un digestivo distillato che si ricava da una pianta presente sulle pendici dei monti.

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