VASCO ROSSI, SIAMO SOLO NOI

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Il cantautore provocatore, ormai ultra 60enne, non smette di stupire. Nato a Zocca, vicino a Modena, nel 1952, dopo essersi avvicinato al mondo della musica sin da giovanissimo e aver lavorato nel campo del teatro come sceneggiatore, regista e attore, Vasco inizia ad incidere dei brani suoi come "Jenny" e "Silvia". Il primo album, "Ma cosa vuoi che sia una canzone", esce nel 1978 ed è seguito, l'anno successivo, da "Non siamo mica gli americani". Nel 1980 il brano "Colpa d'Alfredo", censurato dalle radio e contenuto nell'omonimo album, porta il nome di Vasco alla ribalta nazionale, finendo per diventare il suo primo vero hit. A questo segue un altro brano-chiave nella carriera del rocker di Zocca, "Siamo solo noi", anche questo titolo di un altro album fatto di canzoni ironiche, capaci di mescolare romanticismo e dissacrazione, poesia e frenesia di vita. "Vado al massimo" è il titolo di un brano (e di un album) con cui, nel 1982, Vasco partecipa al Festival di Sanremo classificandosi ultimo, mentre l'anno successivo, ancora a Sanremo arriva il brano della svolta: "Vita spericolata" traina l'album "Bollicine" oltre il milione di copie vendute, finendo per diventare il brano-manifesto di Vasco e dei suoi fan.

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Per festeggiare viene dato alle stampe, nel 1984, un album dal vivo intitolato "Va bene, va bene così", dal titolo dell'unico inedito in esso contenuto. Dopo lo shock delle tre settimane trascorse in carcere per detenzione di cocaina, Vasco ci mette un po' a riprendersi, fino a pubblicare nel 1985 "Cosa succede in città", accolto in modo tiepido tanto dagli addetti ai lavori che dai fan. Molto meglio è, nel 1987, "C'è chi dice no", forse il suo album migliore, seguito da una lunga serie di concerti. Da questo momento Vasco inizia a rallentare i ritmi della sua produzione discografica così come i concerti dal vivo, finendo per preferire show in spazi più che capienti. Nel 1989 esce "Liberi liberi", cui fa seguito prima il doppio live "Fronte del palco" e poi l'altro disco dal vivo "10.7.90 San Siro". Dopo svariate antologie pubblicate tanto dalla sua vecchia etichetta, la Carosello, che da quella nuova, la Emi, Vasco torna con un album di brani inediti nel 1993 con Gli spari sopra, un lavoro rock discreto anche se a tratti discontinuo. Il livello più che dignitoso, ma non eccelso, dell'album è confermato dal successivo "Nessun pericolo...per te", uscito nel 1996. Meglio sembra essere il più recente "Canzoni per me", otto brani che Vasco ha lasciato uscire all'inizio del 1998 e che verranno presentati in un unico concerto, il 20 giugno a Imola. Da quello show è stato tratto un disco dal vivo, "Rewind", uscito il 22 aprile del 1999.

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Vasco torna al lavoro in studio l'anno seguente e il risultato è Stupido hotel, che esce nell'aprile 2001, e partecipa per la seconda volta al Jammin' Festival di Imola, radunando oltre 100.000 persone. Nel 2002 esce l'antologia "Tracks", che contiene tra le altre canzoni anche una cover di Francesco De Gregori, "Generale". Nell'estate del 2003 Vasco è protagonista dei maggiori live show estivi italiani. Il rocker pubblica, nella primavera del 2004, l'album di inediti "Buoni o cattivi", il primo singolo estratto dal disco è la title-track. Sia nel 2005 che nel 2006 Vasco è in tour negli stadi, così come nel 2007. L'ormai consueta serie estiva dei concerti (che avrebbe dovuto inaugurarsi con l'appuntamento quasi tradizionale al Jammin' Festival, nel 2007 trasferitosi a Venezia, ma poi saltato per una violenta tromba d'aria) è anticipato da un nuovo singolo: "Basta poco" viene inizialmente messo in vendita solo in formato digitale, per arrivare a maggio anche in formato "fisico", accompagnato da una cover de "La compagnia" di Battisti, e accompagnato da un video i cui protagonisti sono dei pupazzi disegnati dal figlio di Vasco. Un nuovo disco di studio viene prima annunciato per fine 2007, poi rimandato, anche per dissapori con la casa discografica. Vasco pubblica un dvd dal vivo, registrato allo stadio Olimpico di Roma, e vola negli states a finire con più calma il nuovo album, coinvolgendo anche nelle sessioni di registrazione l'ex-chitarrista dei Guns 'n' Roses Slash.

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"Il mondo che vorrei" esce finalmente il 28 marzo 2008 e, come ormai di consueto, Vasco si prepara per un tour estivo negli stadi. A sette anni dal primo capitolo esce "Tracks II". Nel cd trovano spazio anche canzoni inedite, soprattutto la cover del brano dei Radiohead "Creep" che, una volta entrata nel mondo di Vasco, diventa "Ad ogni costo". A maggio 2010 Vasco si esibisce per la prima volta a Londra: da queste date nasce il doppio cd "Vasco London istant live". Anticipato dal singolo "Eh, già", il 29 marzo 2011 esce "Vivere o niente", un album in puro stile Vasco dove le ballate convivono con rock tiratissimi. Nell'estate 2011 parte un nuovo tour negli stadi, che tocca per ben quattro serate San Siro. A fine giugno, dopo pochi concerti, l'annuncio shock: Vasco dichiara di volersi "dimettere da rockstar", dichiarando che quella in corso è la sua ultima tournée negli stadi. Seguono vari problemi di salute che lo costringono a diversi ricoveri in clinica. Il Blasco fa comunque notizia con i suoi "clippini" messi in rete durante l'estate su Facebook e pubblica un nuovo singolo, "I soliti".

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A dicembre 2011, solo in formato digitale, esce una versione speciale dell'album "Vivere o niente" ribattezzata "Vivere o niente - Kom 011 edition", che contiene l'album di studio e 13 brani registrati durante la tappa del Vasco Live Kom '011. Il 31 marzo 2012 viene pubblicato "L'altra metà del cielo", contenente alcune tra le sue più famose canzoni dedicate alle donne, riarrangiate per l'esecuzione un ballato che va in scena a La Scala. Dopo una lunga assenza, Vasco tiene un concerto acustico in una discoteca a settembre. Poco dopo, però, viene nuovamente ricoverato in ospedale per una serie di terapie. A novembre 2012 viene realizzato "Live kom 011: The complete edition", film dei concerti che il "Blasco" ha tenuto a San Siro nel 2011. E ora un nuovo album e la ripresa del tour.

Il concerto di Vasco Rossi a Bologna 2013

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Il rito è tornato a funzionare anche a Bologna. Gli ingredienti c'erano tutti. C'erano i fedeli, tanti - 35mila - di tutte le età: dalle ragazzine nate quando i classici erano già stati scritti; ai suoi coetanei,i sessantenni emiliani, che magari hanno sentito per la prima volta, quasi quarant'anni fa, uscire quella voce dai microfoni di Punto Radio. C'era il tempio, lo stadio Dall'Ara, con la luna piena, enorme, sopra San Luca. E l'altare, un palco di 740 mq. E c'era soprattutto il sacerdote, uno dei pochi italiani ad officiare cerimonie con questi numeri. Dopo due anni di attesa e varie paure, Vasco Rossi è tornato a suonare nella sua terra, a Bologna. È emerso dal palco al crepuscolo della sera. Con il suono di organi, e la voce fuori campo con eco e vibrati a sottolineare la sacralità; fuori dal tempo, con cappellino e occhiali da sole impossibili, che sui megaschermi un pò ricordavano i tanti 'clippinì (brevi clip postate su facebook o youtube ndr) fatti nel periodo in cui è stato lontano dalle scene, convalescente. Poi gli occhiali se ne sono andati, e sono restati quegli occhi azzurri, quasi umidi, giganti in bilico nei campi stretti delle inquadrature. Ai pezzi nuovi si sono iniziati ad alternare i pezzi classici, 'Domenica lunaticà, 'Ogni voltà che "l'ho scritta a cinquecento metri da qui". Pochissime parole.

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Dopo quel "Tutto bene quel che finisce bene" con cui ha salutato i fan dopo la quarta canzone. E tanta musica - dalle 21, puntualissimo; alle 23.23 quando i fari del Dall'Ara si sono accesi a illuminare la fiumana che imboccava l'uscita con in testa le parole e le musiche del gran finale. 'Albachiarà, 'Vita spericolatà, cantata con il distacco ironico di chi "una vita fatta così" alla fine l'ha avuta; ma nonostante tutto, è "ancora qua..".  'Eh già...', ancora qua. Un lungo abbraccio. Dopo i ricoveri, il tour interrotto, i silenzi, il timore che così, in uno stadio, non lo si sarebbe visto mai più. Il calore degli applausi scroscianti a sottolineare ogni volta che un'espressione, un verso, raccontavano la resistenza, l'essere un reduce, un sopravvissuto, ma l'esserci ancora, per quanto "liberi di non ritornare" come canta, calcando un pò, ne 'I solitì. E alla fine, per chi ci crede e lì a lui ci credevano in molti, quasi tutti è arrivata anche la laicissima assoluzione: "In bocca al lupo a tutti, ha detto prima di uscire. Certamente ce la farete tutti". Blasco non smette di stupire.

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