Liquirizia Amarelli, la dolce nera

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Grezza, in bastoncini di radice, o pura. Ma anche con menta e anice, gommosa all'arancia e alla violetta, con il cioccolato e pure in versione sugar free.

E in tante forme diverse: spezzata o spezzatina, a guisa di favette o rombetti, di morette, di senatori o assabesi, di bianconeri, di sassolini, fino ai confetti delicatamente colorati.

In polvere, poi, per dare un tocco speciale a piatti da gourmet. E senza dimenticare i liquori, la birra, l'acqua di colonia, lo shampoo, il panettone, i biscotti, la grappa, le tisane e addirittura i macarons di cui è protagonista.

Difficile immaginare che la Glycyrrhiza Glabra, ossia la liquirizia calabrese (dal greco radice dolce) possa essere così eclettica. Eppure lo è: almeno quella che viene prodotta e lavorata a Rossano Calabro (CS) e porta la firma di Amarelli.

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Non un'azienda qualsiasi. Non solo perché la famiglia che la produce ha radici che risalgono all'anno Mille e pare discendere dai Templari, ma anche perché dal 1731, ossia da ben 14 generazioni, produce solo quella.

Liquirizia e nient'altro, con competenza e fantasia. Per esempio, combinando tecniche moderne e modalità di lavorazione artigianali secondo un procedimento di concentrazione e asciugatura della pasta di liquirizia senza agenti chimici. 

Una tecnica che qualche anno fa ha convinto l'Associazione dei chimici italiani a conferirgli una Medaglia d'oro per la qualità ottenuta.

Oppure commercializzando i tronchetti e le caramelle di liquirizia in scatolette di latta sigillate su cui sono riprodotte immagini tratte dagli archivi di casa Amarelli.amarelli580

Raffinate confezioni che hanno conquistato un posto di primo piano nei bar e nelle pasticcerie e che ora sono contese dai collezionisti.

Infine, sapendo intercettare l'interesse crescente per l'alimentazione naturale e l'erboristeria con una liquirizia di origine certificata e sicura.

Già, perché la liquirizia di Amarelli non è una liquirizia qualsiasi: come spiega il Cavaliere del Lavoro Giuseppina Mangano in Amarelli, la "lady Liquirizia" che a metà degli anni '70 del secolo scorso ha rinunciato a una sicura carriera di avvocato. 

Ha deciso invece di prendere in mano le redini dell'azienda dietro le insistenze del suocero, "La differenza tra la radice calabrese e le altre, che nascono specialmente in Oriente e che sono molto amare per la natura del terreno, è la stessa che passa tra un vino qualsiasi e lo Champagne".

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Non sorprende che il brand Amarelli sia diventato un'icona, al pari di tante grandi griffe del fashion, del food e del design made in Italy.

E che le sue scatolette di liquirizia siano oggi apprezzatissime in tutta Europa e abbiano attraversato gli oceani arrivando in Australia e Nuova Zelanda.

Anche se, a dire il vero, la liquirizia calabrese era già apprezzata oltralpe ai tempi di Napoleone. Come si apprende visitando il piccolo ma curatissimo Museo della liquirizia "Giorgio Amarelli" aperto nel 2001 a Rossano nell'antico palazzo fortificato edificato nel 1400 dalla famiglia Amarell.

Il sapore tra il dolce e l'amaro della radice apportava sollievo allo stomaco del condottiero francese prima delle battaglie e anche Jean Jacques Rousseau lo consigliava per educare i bambini ai prodotti naturali a non viziarli con cibi raffinati, mentre Casanova ne faceva uso come afrodisiaco.

Giuseppina Amarelli580

Amarelli Fabbrica di Liquirizia
S.S. 106, Contrada Amarelli
87067 Rossano (CS)
Tel. +39 0983.511219
www.amarelli.it
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www.museodellaliquirizia.it
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