TOSCANINI,L'ARTE DEL DIRIGERE

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Non passa anno senza che qualche casa discografica pubblichi un cofanetto con registrazioni di Toscanini. La famosa edizione della RCA, uscita nel 1991, riproponeva riversati in CD tutti i dischi che il grande Maestro incise ufficialmente dal 1921 al 1954. Dai primissimi 78 giri acustici realizzati in America con l'orchestra della Scala agli ultimi 33 giri con la NBC del 1954, l'anno in cui si ritirò. E, in più, un paio di inediti. Nelle intenzioni della RCA doveva essere l'edizione definitiva, sia per la qualità dei riversamenti, sia per l'esaustività del materiale: per quel che se ne sapeva allora, c'era praticamente tutto. Ma poi uscirono CD della EMI che riproposero le leggendarie esecuzioni di Londra degli anni Trenta con la BBC Symphony Orchestra, oltre ai due mitici concerti brahmsiani con la Philharmonia del 1952. Dalla Toscanini Edition della RCA sono passati ventidue anni ma, frattanto, sono state scoperte altri chicche per la gioia dei melomani. Tutte esecuzioni dal vivo: il Maestro aveva una spiccata insofferenza per le sedute in studio di registrazione: all'alba del 78 giri, considerava primitive le tecniche di presa del suono (aveva ragione da vendere) e non sopportava di fermarsi ogni sette/otto minuti per cambiare facciata.

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L'atteggiamento rimase immutato negli anni, nonostante l'avvento delle apparecchiature elettriche e, dal 1948, del microsolco. Però gli chiedevano con insistenza di fare incisioni e lo pagavano profumatamente. Poi, nel 1937, la RCA fece, ingaggiandolo a peso d'oro, una colossale operazione: creò la NBC Symphony Orchestra, formandola solo per lui. Il contratto prevedeva le trasmissioni dei concerti in FM e l'incisione di dischi, perché la RCA Victor produceva sia dischi che apparecchi radio e voleva incrementare le vendite: ci riuscì, eccome. Fatto sta che oggi, grazie all'avidità commerciale della RCA, esistono molti documenti sonori di valore artistico inestimabile. Ma chi può dire oggi, se non ha una certa età, di conoscere Toscanini? Qualche nota biografica sarà utile. Nato nel 1867 a Parma, figlio di un sarto e di una casalinga, in tenera età fu ammesso al Conservatorio e vi rimase vincendo una borsa di studio dietro l'altra. A 18 anni ne uscì diplomato in violoncello e composizione, col massimo dei voti e la lode, ed entrò a far parte dell'orchestra del Teatro Regio. Sul podio esordì l'anno dopo, nel 1886, durante la tournée in Brasile di una compagnia lirica di Parma che l'aveva scritturato come violoncellista: finì per sostituire un mediocre direttore locale, tale Miguez, dirigendo l'Aida tutta a memoria, ottenendo un trionfo e rimanendo a capo dell'orchestra fino alla fine della tournée.

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Rientrato in Italia iniziò la carriera di direttore ma volle, ancora una volta, suonare il suo strumento per partecipare nel 1887, con l'Orchestra della Scala, alla prima mondiale dell'Otello. Fu un'esperienza memorabile, valeva la pena di retrocedere al ruolo di orchestrale perché era troppo interessante l'evento: Verdi in persona partecipava alle prove e (si direbbe oggi) curava la regia. Concluse le repliche dell'Otello, Toscanini riprese a dirigere e la sua carriera fu una rapida escalation: dapprima a Torino (dove fra l'altro diresse la prima assoluta della Bohème) e poi, dal 1898, alla Scala. In un'Italia tutta protesa verso l'Opera lirica, impose al pubblico le prime stagioni sinfoniche e diede, lui, adoratore di Verdi, un decisivo contributo alla conoscenza di Wagner. Socialista convinto, allo scoppio della prima Guerra Mondiale fu interventista e addirittura portò la sua orchestra al fronte per tenere su di morale i soldati. Subito dopo aderì al PNF e si candidò alle elezioni, senza essere eletto; ma allora il Fascismo era un partito di estrema sinistra, con un manifesto radicalmente anticlericale, socialista e repubblicano.

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Infatti, dopo la marcia su Roma, Toscanini ne prese le distanze e dal delitto Matteotti in poi la sua avversione fu totale. Questo periodo, tuttavia, segnò il massimo splendore del Teatro alla Scala: lì lui aveva carta bianca e curava personalmente ogni dettaglio.Nel 1931, prima di un concerto a Bologna cui avrebbero dovuto partecipare alcune autorità, annunciò che non avrebbe diretto Giovinezza e la Marcia Reale. Ufficialmente era per motivi artistici, ma ovviamente c'era di mezzo anche il suo antifascismo. Preso a schiaffi da alcuni facinorosi, se ne andò da Bologna e promise di non dirigere mai più in Italia finché le cose non fossero cambiate; del resto lavorava già a New York da anni, e continuò semplicemente a farlo. Fu un esilio solo artistico: Toscanini tornò spesso a Milano, nella sua casa di via Durini, e fece sempre le vacanze sull'isolino di San Giovanni, al largo di Pallanza, senza che nessuno osasse infastidirlo, finché, inorridito dalle leggi razziali, preferì stare lontano dall'Italia. Frattanto, nel 1937, abbandonata la Filarmonica di New York, aveva iniziato la sua avventura con la NBC, l'orchestra formata dalla RCA apposta per lui con i migliori elementi di tutte le orchestre americane.

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Sarebbe durata quasi 17 anni. Nel 1946, finalmente, la Scala ricostruita dopo i bombardamenti degli inglesi lo riabbracciò (anche perché era appena stato indetto il referendum istituzionale), e lo riebbe sul podio in altre occasioni; ma ormai il suo lavoro era a New York dove continuò a risiedere e dove morì il 16 gennaio 1957, a due anni e mezzo dal suo ultimo concerto.Restano famose le sue intemperanze durante le prove, quasi sempre dovute a errori ripetuti nonostante le correzioni. Cose d'altri tempi: oggi le orchestre, specialmente in Italia, mai e poi mai si lascerebbero trattare così. O forse farebbero un'eccezione per un personaggio così carismatico? Dopotutto aveva conosciuto Verdi e aveva lungamente collaborato con lui, approfondendo tanti particolari delle sue partiture; ma era anche stato amico fraterno di Catalani, aveva avuto rapporti strettissimi con Puccini (odio-amore); era poi, senza nulla togliere al suo amore per Verdi, un entusiasta wagneriano, tanto che fu, nel 1930, il primo direttore non tedesco invitato a dirigere a Bayreuth (un onore inimmaginabile per quei tempi); ma nel 1933, essendo andati i nazisti al potere, rifiutò sdegnosamente: Hitler in persona cercò inutilmente di convincerlo con una lettera che anzi, in caso di dubbio, avrebbe certamente ottenuto l'effetto contrario.

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Ad alcuni suoi colleghi non perdonò mai l'acquiescenza al nazismo. Celebre la sua frase su Richard Strauss: "davanti al musicista mi levo il cappello; davanti all'uomo me ne metto due". Toscanini ha avuto molti adoratori, ma anche alcuni detrattori. C'è stata la tendenza a considerarlo un'immagine imposta, una produzione dello star system. Non sono mancate le accuse, pretestuose, di rigore metronomico e tempi troppo veloci. A dire il vero, al di là delle sue prese di posizione politiche, è stato prima di tutto un musicista geniale e rivoluzionario. Il suo approccio alla musica era sacerdotale, quasi moralistico. A lui sono dovute innovazioni che oggi sembrano scontate: le luci spente in teatro, il divieto di mangiare e di conversare nei palchi durante la rappresentazione, la puntualità, il divieto di entrare in platea a spettacolo iniziato. Ma grande è stata la sua lezione sull'arte del dirigere: anzitutto il rispetto dello spirito della partitura (l'accusa di letteralismo, che ancora oggi si sente, è falsissima), poi la lieve elasticità dei tempi, la perfetta "pronuncia" di ogni strumento, la fortissima tensione drammatica, la linearità ininterrotta del discorso musicale, l'estrema chiarezza del tessuto orchestrale e il massimo risalto delle linee contrappuntistiche.

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Questo per gli intenditori; per chiunque, in ogni caso, il risultato era una cantabilità nobile e appassionata, logica e avvincente. Alla base di tutto ciò c'era una disciplina ferrea, un'intransigenza implacabile. Oggi è difficilissimo trovare registrazioni inedite di esecuzioni dal vivo, ormai è già stato grattato il fondo del barile. Ma continuano ad uscire nuovi CD. Perché? Perché quello che oggi gli appassionati ricercano è un suono migliore rispetto ad altre uscite della stessa registrazione. Le ricostruzioni tecniche sono sempre più sofisticate e ci permettono ogni volta di più di apprezzare l'arte di Toscanini. Sono stati trovati altri inediti, pochissimi ma molto significativi (la 7a sinfonia di Bruckner); sono state trovate alcune registrazioni stereofoniche, pochissime purtroppo, prese di nascosto (il Maestro diffidava della stereofonia e guai se avesse notato due microfoni, ma per fortuna era molto miope); di altre è stata fatta la miglior ricostruzione finora possibile, grazie a programmi informatici creati ad hoc. I più convincenti restauri sono quelli fatti da Andrew Rose per l'etichetta "Pristine Classical" (www.pristineclassical.com). Non muore dunque l'arte di Toscanini, il piacere di ascoltarlo continua e anzi diventa sempre più raffinato.

 

di Luigi Maria Prisco

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