GIORGIO ARMANI, UN'UOMO DI MONDO CHE È VOLUTO TORNARE NELLA SUA TERRA NATIA

armani ritorno a casa comolli

Giorgio Armani: ora tutti gli tirano la "giacchetta" per una intitolazione, un monumento, un premio....una impronta lasciata! Un uomo di mondo che è voluto tornare nella sua terra natia in silenzio, nel borgo di campagna dove era solito andare anche da giovane, a pranzo con la famiglia

In questi giorni è stato scritto di tutto e di più sul grande stilista e creatore della moda italiana nel mondo. E' stato sepolto nella sua terra di origine che ha lasciato per lavorare e fare carriera. E' nato esattamente 20 anni prima di chi scrive, entrambi del cancro come segno, ma 20 anni esatti di differenza più qualche giorno. Piacenza è città provinciale delle piccole cose, molto legata ai soliti luoghi, solite strade e negozi. E' stato sepolto a Rivalta, un piccolo borgo con un grande castello, ricco di storia a strapiombo sul fiume Trebbia. Nella chiesetta di san Martino l'organo suonava le note più spirituali di Giuseppe Verdi (un altro piacentino noto) del Requiem e il parroco ha ricordato che "...è stato custode della bellezza creata da Dio......affidiamo Giorgio alla Tua grazia e rivestilo del tuo splendore....". Armani nato in città era solito da bambino andare a fare scampagnate in famiglia proprio lungo il "suo" fiume come molti dicono. Un fiume che fece anche innamorare per qualche mese anche Hemigway. Da qui la scelta di Rivalta.....tanti ricordi. Il cimitero dove riposa è fuori dal borgo, verso la collina, con alcuni cipressi svettanti all'ingresso: una cappella di famiglia molto sobria.

Ho avuto modo, senza nessun rapporto diretto, di avere dei semplici contatti con il signor Armani. il primo riguarda proprio la "sua" famosa giacca doppio petto che acquistai nel negozio Pellizzari, su insistenza del titolare, nel 1975: giacca leggerissima, aderente che segnava, ma non volgare, le forme maschili con sobrietà ed eleganza. Era marchio Hitman di Nino Cerruti ma già portava anche il suo nome sulla targhetta. Scelsi quel colore strano, fra il grigio e il crema e il verde pastello, tutto intessuto e intagliato con i revers sottilissimi.

Mi è capitato per caso di "vederlo" negli anni successivi e fino al 1986 nella stessa osteria di Statto che frequentavo vicino a casa mia fra Rivalta e Pigazzano, gestita da 3 sorelle. Gli piacevano i piatti locali, soprattutto un salume particolare, la coppa. In zona aveva preso casa la mamma con cui pranzava. Negli ultimi anni era presente anche la nipote Roberta. Aveva un maggiolino bianco spider. Solo una volta, in osteria, mi sono avvicinato con l'amico Gigi Attalla per raccontargli dell'acquisto della sua giacca. Stimolato mi spiegò che il colore così articolato e diversificato creato da fili di tessuto (intessuti e arieggiati, ovvero destrutturati) diversi prendeva forma dal termine "grisaglia", un termine popolare piacentino che indicava un abito maschile dal colore indefinito fra il righe, il quadretto, dai colori tenui e pallido intonati al grigio chiaro, che da lontano sembrava un colore unico. Era l'abito importante dei maschietti attempati del tempo.

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Un secondo incontro, casualmente, è sulla terrazza della Mostra del Cinema di Venezia nel 2002, era il 29 agosto, per la festa di Sofia Loren insieme ad Armani, coetanei, per un brindisi con un calice di bollicine di Giulio Ferrari. Galeotto fu il vino ma soprattutto l'intervento di una grande giornalista di Mondadori come Laura Delli Colli che fece incontrare " due piacentini". Un contesto e un momento indimenticabile, ma sempre dandomi "del Lei" ovviamente! E mi apostrofò subito: " Lei sa cucinare i veri pisarei e faso!" Per chi non lo sa, il piatto tipico piacentino che ogni cuoco a casa sua (e in barca) doveva saper fare molto bene. Era amante della pasta, compreso i tortelli ricotta ed erbe e degli spaghetti al pomodoro. Se posso permettermi un banale parere sull'uomo, devo dare atto che in lui c'era un qualcosa di fortemente creativo, tremendamente intuitivo, empatico ma non troppo, quasi portato a vivere (dentro) un suo modus vivendi, con la voglia di creare sempre qualcosa di sicuro, sempre accogliente e giustamente disponibile, estremamente altruista, benefattore..ma sempre il più possibile di nascosto e molto riservato.

Eppoi l'ultimo incontro a Pantelleria nell'agosto del 2022 grazie all'amico allora sindaco pantesco Vincenzo Campo e alla capitaneria di Porto dell'isola. Ci fu un incontro sulla barca Main dove scoprii una cucina megagalattica, nel senso di attrezzatura, grandezza, comodità, da grande ristorante. Quell'anno la casa pantesca di Armani fu quasi avvolta dalle fiamme di un incendio. Con molta discrezione Armani donò un cospicuo fondo al comune per prevenire le necessità da incendi in zone abitate e per realizzare impianti per i bambini panteschi. In silenzio, come era solito fare. E ancora in questa occasione si ripetè. Mi presentai ancora sottolineando la " comune piacentinità" di nascita, ma girovago per lavoro. Mi domandò quale era il mio lavoro. Gli risposi: il vino. A quel punto portò me e gli altri in cucina e scoprii anche un angolo "ben fornito" della cantina del signor Armani

 

Ricordi di Ninetto Comolli

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