FRITZ WUNDERLICH, L'ARTE DELLA MUSICA

fritz wunderlich primo piano 570

Se l'arte della musica è non solo la composizione ma anche l'esecuzione, e se è vero che il canto è il primo fra gli strumenti, quello a cui tutti gli altri si rifanno, la Germania può essere orgogliosa di averci dato non solo Bach, Beethoven e Brahms ma anche uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi. Stiamo parlando di Fritz Wunderlich, nato a Kusel (Palatinato) nel 1930 e scomparso prematuramente nel 1966. Figlio di due musicisti, da ragazzo studiò per cinque anni il corno: strumento difficilissimo, formidabile palestra del fiato. Solo in seguito studiò canto e fece tesoro della tecnica cornistica. La sua insegnante, Margarethe von Winterfeld, era conosciuta e stimata. Ma, come si dice, sono i buoni allievi a fare i buoni maestri e non viceversa; se no, tutti gli allievi di Anfossi sarebbero bravi come Arturo Benedetti Michelangeli. Nei primi anni Fritz, pur continuando a curare la sua voce, si manteneva con la musica leggera: oltre a cantare, suonava la tromba, il piano e la fisarmonica dimostrando una versatilità straordinaria. Debuttò nel 1954 a Friburgo con il Flauto Magico, nel ruolo di Tamino; l'anno dopo, a Stoccarda, sempre nel Flauto Magico, sostituì Wolfgang Windgassen (il quale, come poi si seppe, stava benissimo ma simulò un malore perché, molto colpito dall'arte del giovane collega, desiderava favorirne l'esordio). Da allora il personaggio di Tamino fu il suo cavallo di battaglia.

famiglia wunderlich 570

La voce di Fritz Wunderlich suonava talmente naturale che sembrava fosse un dono di natura; in realtà questa naturalezza era costata anni di sacrificio, di studio e di lavoro. La bellezza dell'emissione era stupefacente, ma più ancora colpiva la linearità: era praticamente impossibile avvertire un cambio di registro (o un "passaggio", come si dice in gergo). E il suo vibrato era perfetto, accuratamente dosato. Infine: la sua pronuncia era impeccabile, da grande attore, così chiara che quasi non c'era bisogno del libretto. Cantava quasi solo in tedesco, purtroppo, perché allora vigeva l'usanza, oggi da tempo abbandonata, di tradurre le opere: raramente si rispettava la lingua originale. Esiste, ad esempio, la registrazione di una Traviata in italiano, dal vivo, a Monaco nel 1965: bella la voce di Fritz come sempre; ma, dovendo stare attento alle sillabe di una lingua che non parlava, la sua espressività ne risentiva. Addirittura, per i melomani più raffinati, certe arie sono meglio cantate in tedesco da lui che in italiano da chiunque altro. Dalle numerose foto, e da qualche documentario, è facile notare che Fritz Wunderlich era un uomo simpatico, gioviale, allegro e pieno di comunicativa. Oltre che un grandissimo cantante, naturalmente. Purtroppo il destino, nel 1966, ha detto basta: un banale incidente domestico, una caduta dalle scale, ci ha portato via quello che in Germania, e in tutti i paesi di lingua tedesca, era considerato "der herausragendste Tenor der Geschichte" (il più grande tenore della storia).

fritz wunderlich 570

Stava per esordire al Metropolitan, e il giorno dopo doveva partire per New York. Cosa sarebbe diventato Fritz Wunderlich se l'invidia degli dei non ce l'avesse tolto? Soprattutto, che ne sarebbe stato della sua voce? Secondo qualcuno, quando la morte se l'è preso cominciava a declinare. Difficile, a soli 36 anni. E infatti non era così: pare piuttosto che la freschezza giovanile stesse lasciando il posto a una voce più matura: non sarebbe mai diventato un "Heldentenor", ma un tenore drammatico, o lirico-spinto, forse sì. Soprattutto, la sua tecnica gli avrebbe conservato un canto perfetto anche in tarda età. Restano i dischi, per fortuna, e tanti. Persino qualche DVD. Del suo vastissimo repertorio non manca quasi niente. Opere, operette, oratori, arie staccate, lieder. Di tutto, insomma. La Deutsche Grammophon Gesellschaft ha un catalogo generoso, così come la EMI; ma non mancano interessantissime registrazioni dal vivo pubblicate da etichette minori con ottima resa del suono: notevolissimo un Barbiere di Siviglia in tedesco, con il suo amico Hermann Prey, pubblicato dalla Myto. Negli anni Novanta il canale tedesco S2 Kultur ha trasmesso un ciclo di 15 puntate tutte dedicate a Fritz Wunderlich, evento unico nella storia dell'emittenza radiofonica: nessun altro cantante ha avuto un simile onore. La sua scomparsa prematura aveva commosso il mondo della musica; ancora oggi molti, nel ricordarlo, hanno le lacrime agli occhi. E non tanto perché è morto giovane, quanto, e soprattutto, perché il solo rievocare la sua voce è una gioia.

 

 

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Se l'arte della musica è non solo la composizione ma anche l'esecuzione, e se è vero che il canto è il primo fra gli strumenti, quello a cui tutti gli altri si rifanno, la Germania può essere orgogliosa di averci dato non solo Bach, Beethoven e Brahms ma anche uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi.

Stiamo parlando di Fritz Wunderlich, nato a Kusel (Palatinato) nel 1930 e scomparso prematuramente nel 1966. Figlio di due musicisti, da ragazzo studiò per cinque anni il corno: strumento difficilissimo, formidabile palestra del fiato. Solo in seguito studiò canto e fece tesoro della tecnica cornistica. La sua insegnante, Margarethe von Winterfeld, era conosciuta e stimata. Ma, come si dice, sono i buoni allievi a fare i buoni maestri e non viceversa; se no, tutti gli allievi di Anfossi sarebbero bravi come Arturo Benedetti Michelangeli.

 

Nei primi anni Fritz, pur continuando a curare la sua voce, si manteneva con la musica leggera: oltre a cantare, suonava la tromba, il piano e la fisarmonica dimostrando una versatilità straordinaria. Debuttò nel 1954 a Friburgo con il Flauto Magico, nel ruolo di Tamino; l'anno dopo, a Stoccarda, sempre nel Flauto Magico, sostituì Wolfgang Windgassen (il quale, come poi si seppe, stava benissimo ma simulò un malore perché, molto colpito dall'arte del giovane collega, desiderava favorirne l'esordio). Da allora il personaggio di Tamino fu il suo cavallo di battaglia.

 

La voce di Fritz Wunderlich suonava talmente naturale che sembrava fosse un dono di natura; in realtà questa naturalezza era costata anni di sacrificio, di studio e di lavoro. La bellezza dell'emissione era stupefacente, ma più ancora colpiva la linearità: era praticamente impossibile avvertire un cambio di registro (o un "passaggio", come si dice in gergo). E il suo vibrato era perfetto, accuratamente dosato. Infine: la sua pronuncia era impeccabile, da grande attore, così chiara che quasi non c'era bisogno del libretto. Cantava quasi solo in tedesco, purtroppo, perché allora vigeva l'usanza, oggi da tempo abbandonata, di tradurre le opere: raramente si rispettava la lingua originale. Esiste, ad esempio, la registrazione di una Traviata in italiano, dal vivo, a Monaco nel 1965: bella la voce di Fritz come sempre; ma, dovendo stare attento alle sillabe di una lingua che non parlava, la sua espressività ne risentiva. Addirittura, per i melomani più raffinati, certe arie sono meglio cantate in tedesco da lui che in italiano da chiunque altro.

 

Dalle numerose foto, e da qualche documentario, è facile notare che Fritz Wunderlich era un uomo simpatico, gioviale, allegro e pieno di comunicativa. Oltre che un grandissimo cantante, naturalmente.

 

Purtroppo il destino, nel 1966, ha detto basta: un banale incidente domestico, una caduta dalle scale, ci ha portato via quello che in Germania, e in tutti i paesi di lingua tedesca, era considerato "der herausragendste Tenor der Geschichte" (il più grande tenore della storia). Stava per esordire al Metropolitan, e il giorno dopo doveva partire per New York.

 

Cosa sarebbe diventato Fritz Wunderlich se l'invidia degli dei non ce l'avesse tolto? Soprattutto, che ne sarebbe stato della sua voce? Secondo qualcuno, quando la morte se l'è preso cominciava a declinare. Difficile, a soli 36 anni. E infatti non era così: pare piuttosto che la freschezza giovanile stesse lasciando il posto a una voce più matura: non sarebbe mai diventato un "Heldentenor", ma un tenore drammatico, o lirico-spinto, forse sì. Soprattutto, la sua tecnica gli avrebbe conservato un canto perfetto anche in tarda età.

 

Restano i dischi, per fortuna, e tanti. Persino qualche DVD. Del suo vastissimo repertorio non manca quasi niente. Opere, operette, oratori, arie staccate, lieder. Di tutto, insomma.

 

La Deutsche Grammophon Gesellschaft ha un catalogo generoso, così come la EMI; ma non mancano interessantissime registrazioni dal vivo pubblicate da etichette minori con ottima resa del suono: notevolissimo un Barbiere di Siviglia in tedesco, con il suo amico Hermann Prey, pubblicato dalla Myto. Negli anni Novanta il canale tedesco S2 Kultur ha trasmesso un ciclo di 15 puntate tutte dedicate a Fritz Wunderlich, evento unico nella storia dell'emittenza radiofonica: nessun altro cantante ha avuto un simile onore. La sua scomparsa prematura aveva commosso il mondo della musica; ancora oggi molti, nel ricordarlo, hanno le lacrime agli occhi. E non tanto perché è morto giovane, quanto, e soprattutto, perché il solo rievocare la sua voce è una gioia.