Costiera Amalfitana, non è possibile ma esiste
La costiera amalfitana è il tratto di costa campana, situato a sud della penisola sorrentina, che si affaccia sul golfo di Salerno; è delimitato ad ovest da Positano e ad est da Vietri sul Mare. È un tratto di costa famoso in tutto il mondo per la sua bellezza naturalistica, sede di importanti insediamenti turistici.
Considerato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, prende il nome dalla città di Amalfi, nucleo centrale della Costiera non solo geograficamente, ma anche storicamente.
La costiera amalfitana è nota per la sua eterogeneità: ognuno dei paesi della Costiera ha il proprio carattere e le proprie tradizioni. La costiera amalfitana è nota anche per alcuni prodotti tipici, come il limoncello, liquore ottenuto dai limoni della zona (sfusato amalfitano), le alici e le conserve di pesce prodotte a Cetara, e le ceramiche realizzate e dipinte a mano a Vietri.
Ai tempi della Repubblica fondata nell'839, il territorio amalfitano andava da Cetara ai rilievi montuosi di Scala, Tramonti e Agerola, dal territorio stabiano con Lettere, Pimonte e Gragnano fino all'isola di Capri.
I suoi confini erano presidiati da castelli e fortificazioni i cui resti sono visibili in prossimità dei centri abitati, a mezza altezza fra il mare e i crinali dei monti. Lungo la costa, una serie di torri di avvistamento ricorda le incursioni dei corsari turchi.
Oggi l'area del sito Unesco comprende 12 comuni, in un territorio le cui straordinarie peculiarità paesaggistiche e ambientali fanno da sfondo a testimonianze storico-artistiche che ne rappresentano l'identità delle origini: dalle ville romane di Minori e Positano del I secolo d.C. all'architettura pubblica e privata medievale, dai preziosi manufatti di oreficeria e artigianato custoditi dentro chiese e musei, alle meraviglie naturalistiche della Valle dei Mulini.
Con le sue cupole maiolicate, insegna di un artigianato ceramico famoso nel mondo, Vietri sul Mare apre (o chiude, per chi venga da Sorrento) la teoria dei paesi che compongono il territorio della Costiera.
In età rinascimentale, lo scrittore e naturalista Giambattista Della Porta paragonava lo splendore dei mitici orti Esperidi ai giardini di limoni della Costa d'Amalfi.
Ancora oggi, quelle coltivazioni a terrazzamenti catturano lo sguardo del visitatore: gradinate di orti e giardini intagliati nei fianchi della montagna, punteggiati per tutto l'anno dall'oro dei limoni che bucano il verde cupo del fogliame per fondersi nel turchino, l'indaco, lo smeraldo di un mare dai colori sempre mutevoli.
Sospesa fra cielo e mare, Ravello respira atmosfere d'altri tempi: con i tesori d'arte delle sue chiese millenarie, le visioni d'infinito di villa Cimbrone, la magia di Villa Rufolo, già ammirata da Boccaccio, che la celebrò nel Decameron.
Nella minuscola Atrani, incassata nella valle del Dragone, si svolgeva la cerimonia di investitura dei dogi amalfitani, mentre sulla strada che da Amalfi si arrampica verso il "paese dipinto" di Furore, il borgo di Conca dei Marini è riconoscibile dalle volte a botte della bianca costruzione seicentesca adagiata su uno sperone di roccia.
Infine Amalfi, nella quale alla celebrità del Duomo, che fa da quinta al teatro della piazza, si contrappone la città araba, dai vicoli segreti, androni e porticati biancheggianti di calce.
Un'architettura fantastica di loggette, scale e scalinatelle che si intersecano in un gioco di geometrie azzardate, intrecci di costruzioni che sembrano mantenersi sospese per caso e che fecero dire a Le Corbusier "non è possibile, ma esiste".
Le origini di Amalfi sono avvolte dalle nubi della leggenda. Numerosi, infatti, sono i miti legati alla sua fondazione, in ogni caso, tutti ruotano attorno alla discendenza romana, dimostrata anche dai rinvenimenti archeologici di età imperiale.
A seguito delle incursioni germaniche del V secolo d.C. molti profughi romani delle città campane, ormai preda delle orde barbariche, si rifugiarono sui Monti Lattari e trasformarono il piccolo villaggio di Amalfi in una città, che era già sede vescovile nell’anno 596.
Amalfi e il territorio della Costiera appartennero, sino alla prima parte del IX secolo, al ducato romanico-bizantino di Napoli, dal quale si staccarono definitivamente il 1° settembre 839, dando vita ad una repubblica autonoma allo scopo di difendere i commerci marittimi di Amalfi dagli attacchi dei Longobardi di Benevento.
Dapprima fu governata da Conti eletti annualmente, poi da Prefetti ed infine da Duchi che la trasformarono in una sorta di monarchia ducale.
Sin dall’VIII secolo gli Amalfitani si erano insediati nei principali centri portuali del Mediterraneo in "colonie virtuali", costituite da abitazioni, botteghe, fondachi, chiese, monasteri, ospedali, che si amministravano mediante le leggi della madrepatria.
Il ruolo di Amalfi nella politica mediterranea medievale fu di mediazione tra civiltà tra loro contrapposte, quali l’araba, la bizantina e l’occidente romanico-germanico.
Il commercio triangolare di Amalfi medievale si svolgeva toccando l’Italia, l’Africa settentrionale araba e l’Impero di Bisanzio. Le navi di Amalfi salpavano cariche di legname alla volta dei centri arabi della costa africana da vendere in cambio di oro.
In una seconda fase si recavano lungo la costa Siro-Palestinese e a Bisanzio, dove acquistavano spezie, pietre preziose, stoffe pregiate, oggetti di oreficeria che in una terza fase rivendevano in gran parte dell’Italia, spingendosi sino a Ravenna e di lì, navigando il Po, addirittura a Pavia.
Questo ciclo triangolare del commercio amalfitano arricchì enormemente gli abitanti della repubblica marinara a tal punto che potenze nemiche progettarono di conquistarla.
Così Amalfi perse definitivamente la sua indipendenza nel 1131, quando entrò a far parte del regno normanno di Sicilia. Ma la sua floridezza economica e la potenza marinara non si eclissarono; in realtà Amalfi fu superata nei commerci e nelle attività marinare da nuove potenze concorrenti, quali Pisa e Genova.
Amalfi per tutto il Medioevo ebbe una numerosa e potente flotta, distinta tra quella militare e quella mercantile. Della storia marinara di Amalfi oggi restano, oltre all’arsenale, il codice marittimo, conservato presso il Museo Civico,e la tradizione dell’invenzione della bussola.
Furono, infatti, gli Amalfitani ad inventare la bussola quale strumento di orientamento marinaro magnetico e la diffusero nel Mediterraneo entro la prima metà del XIII secolo. Per un'ampia scelta di soluzioni di pernottamento visitare il sito di prenotazioni di hotel sulla Costiera Amalfitana.